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Toscana e Chianti

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Non è più Firenze, non è ancora Siena. In quel fazzoletto di mondo che è il Chianti, la vecchia Toscana resiste. Nel silenzio dei borghi e tra le colline rigate di vigne, dove la cultura contadina, sopravvissuta ai forestieri, è radicata alla terra e alla tradizione. Nelle parole della gente, nelle atmosfere calde dei casali di campagna e nei sapori sinceri della cucina.

Non è più Firenze, non è ancora Siena. In quel fazzoletto di mondo che è il Chianti, la vecchia Toscana resiste. Nel silenzio dei borghi e tra le colline rigate di vigne, dove la cultura contadina, sopravvissuta ai forestieri, è radicata alla terra e alla tradizione. Nelle parole della gente, nelle atmosfere calde dei casali di campagna e nei sapori sinceri della cucina.

Otto comuni (quelli del Chianti Classico) che si sono lasciati alle spalle il “shire” perché, come scrivono in articoli apparsi su Times, Independent e The Guardian, le cose stanno cambiando: i British si allontanano. Per la crisi, o perché stanchi di coltivare vigne, tornano oltre Manica e mettono in vendita le proprietà. Novelli coloni che hanno fatto volare alle stelle il valore di terreni e immobili, e hanno aperto gli occhi agli italiani, che quella terra se la stanno riprendendo. Anche se i prezzi rimangono alti.

“È uno dei borghi più belli del Chianti: d’estate con il sole che illumina le pietre e d’inverno con i suoi silenzi”. La signora Gabriella da trent’anni cucina piatti genuini tra le mura medievali di Montefioralle, una strada in selciato che si sviluppa in cerchio e la Trattoria del Guerrino. In tavola, ribollite, pappardelle al sugo di cinghiale e una fettunta, quando c’è l’olio nuovo. I vini arrivano dalla giovane azienda agricola Altiero (visite e degustazioni su prenotazione: tel. 055.85.37.28, www.altieroinchianti.it), segnalata da Gambero Rosso e Slow Wine. È a una manciata di chilometri dal borgo. Sono a pochi passi il Museo del Vino (tel. 055.8546.275, www.museovino.it) e Le Cantine di Greve in Chianti con oltre 150 vini in degustazione (tel. 055.85.46.404, www.lecantine.it).

Da qui si percorre la via chiantigiana (SR 222) in direzione di Siena per arrivare a Panzano, frazione con poche centinaia di abitanti che un tempo fu la metropoli del Chianti. Da anni Panzano è rinomato per essere la patria di Dario Cecchini, istrionico macellaio-filosofo con le physique du rôle: “La macelleria è un’arte fatta di tanti passaggi, come una sinfonia. Nella mia bottega, l’Antica Macelleria Cecchini, ogni pezzo di ciccia è sacro”. Da Jack Nicholson allo chef Jamie Oliver, la sua carne è apprezzata cruda e cucinata nei ristoranti targati Cecchini, dove si mangia insieme, in convivio: Solociccia (menu toscano a sei portate) e l’Officina della Carne, sopra alla macelleria (50 €; a pranzo, da lunedì a sabato, il menu Dario Doc, con hamburger e altre specialità, da 10 €).

Stesso cognome, ma diverso carattere: la sorella Marina accanto alla macelleria ha aperto Bonheur, un negozietto stipato di oggetti, dai prodotti cosmetici alla lavanda del Chianti. Due passi più in là, è suo anche Rosso del Chianti, un b&b in un piccolo fienile con vista sulle colline. Atmosfere più appartate al b&b Fagiolari. Nelle vicinanze, a Lamole, in una torre medievale c’è l’agriturismo Casa al Prato, in stile rustico toscano. Diversa atmosfera a La Canonica di Cortine nei pressi di Barberino Val d’Elsa. Tappa d’obbligo al ristorante Al Macereto, dove Wynn Gabriel propone ottime fiorentine. Originario del Galles, è uno di quegli inglesi cresciuti "under the tuscan sun" che si sentono chiantigiani nell’anima.

Una cinta muraria progettata da Filippo Brunelleschi e la torre della rocca sono il simbolo di Castellina in Chianti, la capitale turistica. Lasciata l’auto al parcheggio a sud del centro, si passeggia lungo via Ferruccio, tra botteghe e pelletterie. Appena fuori Castellina, lungo la statale 222 in direzione Siena, al chilometro 47,500 si imbocca sulla destra una strada sterrata per Caggio fino al bivio, dove si seguono le indicazioni per Podere Cogno. Al centro di una proprietà di 30 ettari con vista a 360 gradi su boschi e ulivi (alcuni risalgono addirittura al tempo di Dante e Boccaccio), un vecchio podere con una bella torre. Accoglienza cordiale, stanze e appartamenti che s’ispirano alla tradizione, olio biologico e l’atmosfera della villeggiatura d’altri tempi.

A una quindicina di chilometri da Castellina, lungo la statale regionale 429 che attraversa un paesaggio di boschi, rocce e riserve di caccia, c’è Radda in Chianti, nucleo medievale ben conservato sviluppatosi attorno alla Chiesa di San Nicolò. Da non perdere il camminamento coperto del XIV secolo e lo shopping a Casa Porciatti, storica macelleria, oggi indirizzo gourmand per le specialità chiantigiane: salumi, il tonno di Radda (un filetto di maiale stagionato), formaggi, vini, pici, panforte e cantucci. Per Gaiole in Chianti, il tratto è breve: il borgo svetta sopra un colle coperto di cipressi. Non è lontano Barbischio, piccolo gioiello di storia e architettura: vecchie case in pietra abbarbicate sulla collina si stringono attorno a una possente torre.

L’ultima parte dell’itinerario si sviluppa attorno al Castello di Brolio (tel. 0577.73.02.80), emblema del Chianti. Il maniero, avamposto fiorentino in terra nemica costruito nell’XI secolo, deve il suo attuale aspetto di Neogotico senese a Bettino Ricasoli, detto Barone di Ferro per la sua personalità volitiva ed eclettica, che la leggenda vuole inventore della formula del Chianti Classico. Intorno al castello 250 ettari di vigneto producono vini eleganti da acquistare nel wine shop. L’azienda è quarta nella classifica delle più longeve aziende rimaste in mano alla famiglia fondatrice stilata dalla rivista Family Business. Le sue etichette si trovano all’Osteria del Castello.

Basta una piccola deviazione per arrivare a Borgo Scopeto, un relais in una tipica tenuta toscana con suite di design, centro benessere (nell’antica scuderia), ristorante dal menu toscano. Tutto è all’insegna della sostenibilità e del rispetto per la natura. Gioiello della tenuta, il Roccolo, giardino settecentesco ornato da querce nane secolari e piante rare, un tempo voliera a cielo aperto per l’addestramento dei falchi. È un dialogo intimo tra arte e natura, il Parco Sculture del Chianti (tel. 0577.35.71.51, www.chiantisculpturepark.it), sulle colline di Pievasciata. Le installazioni a cielo aperto (al momento quattro) ne stanno facendo un vero e proprio borgo di arte contemporanea. Cavalli di ferro all’angolo della strada, gigantesche silhouette che spiano il mondo attraverso rami di cipresso, cabine telefoniche inglesi, con manichini all’interno, che cercano di comunicare tra loro. A queste installazioni ne seguiranno altre, grazie al progetto di riqualificazione urbana . Il Parco Sculture riunisce, invece, 29 opere di artisti dai cinque continenti. “Ognuno ha scelto un angolo di bosco dove realizzare le sue sculture: diverso materiale e diversa interpretazione del paesaggio. Il filo conduttore? Un bicchiere di Chianti a far loro da assenzio”, dice Piero Giadrossi.

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