Viaggi

Svezia in inverno

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Da quelle parti si dice che esista un battesimo della solitudine. O si sfugge per non tornare mai più, oppure il Grande Nord ti resta dentro. Per tutta la vita. La Lapponia è uno spettacolo di natura. Un territorio vastissimo, tra piatte distese di neve, foreste di betulle animate da rari villaggi, branchi di renne ed esploratori che ricordano gli eroi di Jack London. Bastano quattro ore di volo per immergersi nella terra di Babbo Natale, in una Lapponia da cartolina, ma con il pregio di essere autentica e lontana dagli stereotipi che la vogliono gelida e quasi inaccessibile.

Da quelle parti si dice che esista un battesimo della solitudine. O si sfugge per non tornare mai più, oppure il Grande Nord ti resta dentro. Per tutta la vita. La Lapponia è uno spettacolo di natura. Un territorio vastissimo, tra piatte distese di neve, foreste di betulle animate da rari villaggi, branchi di renne ed esploratori che ricordano gli eroi di Jack London. Bastano quattro ore di volo per immergersi nella terra di Babbo Natale, in una Lapponia da cartolina, ma con il pregio di essere autentica e lontana dagli stereotipi che la vogliono gelida e quasi inaccessibile.

Non ancora contaminata dal turismo di massa è quella svedese, dove l’unico luogo veramente conosciuto è l’Icehotel, il primo albergo di ghiaccio al mondo, vicino a Kiruna. Ma basta spostarsi un po’ più a est, sul mar Baltico e nell’entroterra, per intraprendere un viaggio sulle tracce ancora vergini di alci ed aquile reali, gustare i sapori della cucina sami nel tepore di una kåta, la tenda tradizionale lappone, o ritrovarsi a pescare salmerini artici su un lago ghiacciato. Niente di meglio per una vacanza invernale, fuori dagli schemi.

Test all’alce – La lunga fila di case di legno di Bonnstan, l’antico villaggio parrocchiale a due passi da Skellefteå, nella regione di Vasterbotten, lascia senza parole. È un paesello fiabesco, dove nessuno può costruire o modificare l’aspetto e il colore rosso delle pareti di queste capanne tutte uguali, giunte a noi miracolosamente intatte. In Svezia, c’è solo un altro posto come questo: si chiama Gammelstad e si trova a Luleå, protetto dall’Unesco, attorno alla prima chiesa cristiana del Nord Europa. «Le stugor — spiega Anna Lindfors di Destination Skellefteå—sono 116 e risalgono al Cinquecento. Oggi appartengono a privati che le usano per le vacanze estive, ma un tempo fungevano da riparo ai parrocchiani in viaggio per andare a sentire messa». La temperatura scende sotto lo zero e l’invito a entrare al Café Nordanå, sorta di salotto-negozio dove vecchie foto sfilano accanto a quadri, statue, libri e tessuti per la casa realizzati ancora al telaio, è quello che ci vuole prima di mettersi in macchina per il corso di Eco-Safety Driving. «È la novità di quest’anno—spiega Anna —. Si guida una macchina su un lago ghiacciato imparando anche a schivare gli alci, nel caso in cui attraversino la strada. Si chiama test all’alce, ed è utilissimo». Niente fronzoli, bellezza autentica, sapori forti… e non è che l’inizio. Il riposo arriva con il buio, nell’incantevole hotel Stiftsgården dove familiarizzo con la cucina locale: cheese cake con carpaccio di renna essiccata e filetto di renna con purè di patate e sedano rapa. Domani il viaggio continua a Svensele, campo base per i safari in motoslitta.
 
Safari in motoslitta – La vestizione richiede un certo tempo, e la zip della tuta termica contiene a fatica i tre strati di calzamaglie, guanti e maglioni che ho indossato seguendo i consigli di Johannes Holmund, giovane direttore dello Svansele Wilderness Camp (www.svansele.se), immensa baita-museo che raggruppa le specie locali e prepara il visitatore a riconoscerle una volta uscito all’aperto. Nei lunghi mesi in cui i boschi sono coperti di neve e i laghi e i fiumi ghiacciati, da qui si va in motoslitta alla ricerca del re della foresta, il grande Alces alces. Qualche rudimento di guida e si parte. Johannes si mette in scia dietro gli animali, zigzagando tra rami spezzati, mucchi di neve e tracce profonde. Quando i motori si spengono il silenzio è bianco, assordante. La natura, da queste parti, ha poteri ipnotici. Non ci sono nuvole all’orizzonte, solo inverosimili deserti bianchi spezzati dalla sagoma dei pini. Per fortuna gli alci ci sono. Muovono ritmicamente i loro palchi di corna mentre masticano, strofinando il muso per scovare licheni. «Nei 10 ettari di terreno attorno al camp — spiega Johannes — ci sono tra i 50 e i 100 esemplari. Se non si avvistano, rimborsiamo il costo dell’escursione». Raggiungiamo un campo in mezzo alla foresta, senza elettricità e acqua corrente (ma con sauna e vasca esterna per un bagno in acqua calda), dove passeremo la notte in una delle cinque strutture che riprendono la forma della kåta. Il villaggio è un piccolo presepe di casette di legno. Johannes ha già acceso il fuoco nel grande camino al centro della tenda principale. La padella sfrigola al fuoco, e il pytt i panna, il «piatto degli avanzi», si cuoce a puntino. La ricetta di una Lapponia senza filtri metropolitani: patata, carne (di alce!) e uova, alla luce di una lampada ad olio.

Di casa in casa – Le colline artiche appaiono come dune di un Sahara virato in bianco. Su un paesaggio di questo tipo ci si muove in macchina, con la slitta a motore o trainata da husky, a piedi o con lo spark. È uno slittino rudimentale tipico dell’Ottocento, una sorta di sedia su due lame lunghe e sottili su cui si appoggiano i piedi, azionato dalla spinta motrice di una gamba. A Vuollerim, a 120 km da Luleå, le donne lo usano abitualmente per andare a fare la spesa o per attraversare il lago ghiacciato. Gli abitanti sono talmente accoglienti che si sono inventati l’House jumping dinner: tutti insieme, turisti e locali, ci si sposta da una casa all’altra per mangiare, di volta in volta, l’antipasto, il piatto principale e il dessert (www.laplandvuollerim.se). Ma è facilissimo che vi invitino a condividere anche l’hobby locale: la pesca sul lago, dopo avervi istruito su come far abboccare all’amo un salmerino artico attraverso l’esca calata da un buco sul ghiaccio. Vuollerim, sotto Natale, è tutta illuminata dalle piccole fiammelle che danzano alle finestre, nei cortili e all’ingresso delle porte, ma per assistere allo spettacolare Festival delle 1.000 lanterne di ghiaccio bisogna aspettare il 28 gennaio (fino al 5 febbraio). Nello stesso periodo, nella vicina Jokkmokk, si svolge il Grande Mercato d’inverno dei Sami, uno degli ultimi popoli indigeni d’Europa. Stanno qui da 10.000 anni, tra aurore boreali e soli di mezzanotte (www.jokkmokksmarknad.se).

Sopra un albero – La camera del Mirrorcube, il Cubo di Specchi, è letteralmente sospesa nel vuoto. Con quelle pareti di alluminio che riflettono la foresta si mimetizza perfettamente col bosco, tanto da risultare quasi invisibile. Se non fosse per la pellicola a raggi infrarossi che la ricopre gli uccelli andrebbero a sbatterci contro. Sembra leggerissimo, e bisogna prestare attenzione per distinguere la sagoma di questo particolarissimo alloggio al 100% eco-compatibile e sospeso a 8 metri da terra. Il Treehotel di Harads, 60 km dal Circolo Polare Artico, è uno di quegli alberghi che non si dimenticano: cinque camere-struttura (ma diventeranno 24) sugli alberi, praticamente invisibili l’una all’altra. C’è il Nido d’uccello, i cui rami si confondono con quegli degli abeti in cui è incastonato, e il Cono Blu, su due livelli, riconoscibile dalle pareti esterne color rosso acceso. E poi la Stanza con vista, con il soffitto-terrazza e una parete trasparente che proietta l’abitacolo nella vallata del fiume Luleå, nel cuore della regione di Norrbotten. L’ultimo nato è l’Ufo, a forma di navicella spaziale, incastrato tra i pini . Da lassù, la vista spazia a perdita d’occhio sul mare di betulle imbiancato da una fitta coltre di neve. Nel cielo danza vorticosa un’aurora boreale giallo-verde. E torna la voglia di uscire nella notte trainati da una muta di huskies.

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