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I 5 paesi più sicuri al mondo

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Tsunami e disastro nucleare in Giappone, terremoto in Birmania, eruzioni di vulcani nelle Filippine e in Islanda. E poi incendi e siccità estive, alluvioni autunnali, cicloni: esisterà un luogo sicuro, su questo inquieto pianeta? Ci sono luoghi più protetti di altri?

Tsunami e disastro nucleare in Giappone, terremoto in Birmania, eruzioni di vulcani nelle Filippine e in Islanda. E poi incendi e siccità estive, alluvioni autunnali, cicloni: esisterà un luogo sicuro, su questo inquieto pianeta? Ci sono luoghi più protetti di altri?

Un giornalista, Jeremy Singer-Vine, ha consultato l’International disaster database, catalogo che raccoglie oltre 11 mila grandi catastrofi naturali e tecnologiche gestito dal Centro belga per la ricerca sulla epidemiologia dei disastri, e ne ha ricavato le nazioni che dagli inizi del Novecento ai giorni nostri sono rimaste più indenni da inondazioni, siccità, terremoti e disastri vari. Il responso dell’Em-dat (www.emdat.be), banca dati creata con il sostegno dell’Organizzazione mondiale della sanità per gestire le emergenze umanitarie, ha detto che Estonia, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Andorra sembrano essere i luoghi più sicuri sulla faccia della Terra, almeno dal punto di vista statistico.

La certezza, ovviamente, non esiste, anche perché il database non ha probabilmente registrato tutti gli eventi (è molto accurato a partire dall’anno della sua istituzione, il 1988, prima molto meno), e soprattutto perché il criterio-base è quello della presenza di vittime: il dato sul numero di morti non è necessariamente il più adeguato per capire quanto un Paese è esposto alle catastrofi naturali, sebbene sia quello più accurato disponibile, che consente anche di confrontare tra loro eventi diversi. Ma i dati sulla mortalità alterano notevolmente i risultati, perché i Paesi più avanzati – o quelli in cui la densità abitativa è più bassa – subiscono in genere minori perdite. Gli esperti di sicurezza e i responsabili dei piani di emergenza, inoltre, sono generalmente più interessati alle aree più esposte ai disastri naturali, mentre gli altri vengono monitorati di meno. Ai primi posti della lista nera, in ogni caso, compaiono quasi sempre nazioni come l’Etiopia e il Bangladesh.

Una curiosità: per l’International disaster database la catastrofe naturale più grave in Italia a partire dal XX secolo è stato il terremoto di Messina (75 mila vittime), seguito dal terremoto nella Marsica del gennaio 1915 (circa 30 mila morti).

Ancora: sotto la categoria catastrofi naturali l’International disaster database comprende anche eventi quali carestie, epidemie e incendi, attribuibili solo in parte al Fato, alla volontà di Dio o del Grande stregone (come diceva Henry Miller) ma parecchie volte anche all’insipienza del genere umano: che la natura non sia né killer né benigna lo sa benissimo Leopardi, Werner Herzog e chiunque non sia affetto da megalomania congenita o protervia tecnologica.

La natura non è né buona né cattiva e l’uomo, spesso, ci mette del suo, come spiegava Machiavelli ne Il principe, nel capitolo in cui si chiede «Quanto possa la Fortuna nelle cose umane, et in che modo se li abbia a resistere»: dice che la Natura fa disastri, come un fiume che a volte straripa, ma noi possiamo cercare di limitarli, alzando argini. Anzi, la natura è tanto più disastrosa dove «non è ordinata virtù a resisterle». In Italia, in particolare, «campagna sanza argini e sanza alcuno riparo».

Rimedieremo noi, trasferendoci con Jeremy Singer-Vine nei Paesi più sicuri? Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti non sembrano propriamente paradisi terrestri, sotto molti punti di vista, compreso quello ambientale e politico. Andremo in Estonia? Bellissima, per un italiano non sarà semplice mettersi in costume da bagno davanti al Mare del Nord. O nel microstato di Andorra, sui Pirenei? Meraviglioso anche lì, forse qualcuno morirà di noia. Altra bella catastrofe contemporanea.

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