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Fra i castelli del Trentino

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Simboli assoluti di potere, splendidi manieri e antichi castelli si snodano lungo le valli e sopra gli abitati del Trentino. Come le ville storiche in Veneto, i castelli rappresentano per il Trentino una delle peculiarità di maggior richiamo della regione. Ve ne sono molti – 29 nella sola Val Lagarina – alcuni in ottimo stato di conservazione e visitabili; altri, isolati alla sommità di roccioni o di colli e in punti quasi inaccessibili al margine di precipizi a strapiombo sui torrenti, si concedono invece al solo sguardo fugace del visitatore di passaggio.

Simboli assoluti di potere, splendidi manieri e antichi castelli si snodano lungo le valli e sopra gli abitati del Trentino. Come le ville storiche in Veneto, i castelli rappresentano per il Trentino una delle peculiarità di maggior richiamo della regione. Ve ne sono molti – 29 nella sola Val Lagarina – alcuni in ottimo stato di conservazione e visitabili; altri, isolati alla sommità di roccioni o di colli e in punti quasi inaccessibili al margine di precipizi a strapiombo sui torrenti, si concedono invece al solo sguardo fugace del visitatore di passaggio.

DA AVIO A TRENTO – Allontanandosi di pochi chilometri dall’autostrada per il Brennero, lungo la Strada Statale 12, verso la Vallagarina, si scopre il Castello di Sabbionara d’Avio (35 km da Trento, tel. 0464.684453, 0461.260180), prima storica proprietà del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano. Qui due cicli d’affreschi della prima metà del Trecento ricordano le principali componenti della vita cortese: le armi e gli amori. Nella torre delle guardie spiccano spettacolari scene di battaglia nelle quali però, sebbene puntuali nei particolari realistici e documentaristici, la natura bellica cruenta e sanguinaria è quasi assente. Lo scontro delle truppe sembra risolversi come in un gioco di tarocchi: due lancieri con il leone effigiato sullo scudo valgono un arciere con la veste a quadrifogli e due arcieri equivalgono un cavaliere con la gualdrappa a fiori. All’ultimo piano del mastio si svolge invece una sofisticata serie di episodi amorosi. All’interno di tendaggi che fungono da quinte sceniche, l’innamoramento si traduce in dardi magici che trafiggono le predestinate dame.

Inoltrandosi nella Vallagarina, all’altezza di Calliano e Besenello si incontrano il robusto Castel Pietra (19 km da Trento, tel. 0464.835044. Visite su appuntamento) e il monumentale Castel Beseno (18 km da Trento, tel. 0464.820016). All’interno della Sala del Giudizio nel Palazzo Vecchio di Castel Pietra spiccano vivaci scene di vita cortese: una movimentata caccia al cervo, una spensierata danza di un paggio con l’orso bruno e un’ironica rappresentazione del matrimonio, dove una gazza ladra, uscita di gabbia, imprigiona un cavaliere innamorato sotto gli occhi compiaciuti di una vittoriosa dama che accarezza due gatti. All’interno del Palazzo dei Mesi di Castel Beseno appaiono invece i mesi dell’anno e le attività lavorative dell’uomo: la vendemmia, lamietitura e la raccolta, in un ancestrale calendario visivo. Lo stato di conservazione di tali affreschi è ormai ridotto a pochi lacerti, ma la visita al castello è straordinaria per il panorama che domina tutta la valle, per la scrupolosa ricostruzione storica della Battaglia di Calliano e per i modelli d’armi ed armature conservati.

Antico, e straordinariamente ricco di storia, il Castello del Buonconsiglio è il monumento simbolo della città di Trento. Qui si ammira (su prenotazione, tel. 0461.233770) il famoso ciclo d’affreschi della Torre dell’Aquila. Un ignoto pittore boemo, comunemente chiamato “Maestro dei mesi” per la fama dell’opera, raffigurò, nei primissimi anni del Quattrocento, lo scandire dei mesi attraverso un duplice registro aristocratico e contadino. A fianco delle attività lavorative di stagione appaiono, infatti, nobili intenti in passatempi galanti e spensierati. Nonostante tale pittura evidenzi una forte componente realistica, richiamando le miniature dei Libri delle Ore, mantiene una natura favolistica, capace di suggerire come il succedersi delle stagioni possa risultare una giostra, un gioco felice che non comprende la triste realtà oltre la cornice della corte. Celebri, e bellissimi, anche gli affreschi del Romanino.

DA TRENTO A COMANO TERME – Tra il Lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, lungo l’itinerario che da Trento conduce alla piccola località termale di Comano, è possibile intraprendere numerose escursioni alla scoperta del territorio all’ombra di Monte Casale e a ridosso di ben sette laghi. Appare inevitabile imbattersi verso Calavino nel romantico Castel Toblino (19 km da Trento), situato su di una breve penisola al centro dell’omonimo lago. Famoso per leggende e per essere stato prima maniero e poi residenza dei Principi Vescovi di Trento (e in particolare di Emanuele Madruzzo e della sua amante Claudia), il mastio, ora adibito a ristorante, ha conservato un alone di mistero.

Inerpicandosi nella strada dietro il lago in località Castel Madruzzo, frazione di Lasino, è possibile vedere Castel Madruzzo (20 km da Trento). La famiglia “di Castel Madruzzo” ha unito il proprio nome ai principali avvenimenti storici del Trentino attraverso scomuniche, congiure, espugnazioni e distruzioni. In occasione del Concilio di Trento, Cristoforo Madruzzo, il più famoso dei quattro principi vescovi che si succedettero nel castello, curò personalmente, su commissione del Vescovo Bernardo Cles, organizzatore del Concilio, l’abbellimento di Trento con restauri di chiese e castelli e l’edificazione del Palazzo delle Albere (vecchia sede del Mart, Museo d’arte contemporanea e sede di prestigiose mostre temporanee, ora a Rovereto).

Di pari importanza per rilevanza storica e posizione strategica, nel cuore del Parco Adamello Brenta, è stato Castel Stenico (32 km da Trento), uno dei più antichi insediamenti del Trentino e raro esempio di arte pittorica sacra del XII secolo, grazie al ciclo di affreschi ben conservato. Un ricco museo archeologico, un sistema di fregi nobiliari e allegorici e una puntuale rassegna fotografica ricordano come il Castello fu residenza del Capitano delle giudicarie, a cui competeva l’amministrazione della giustizia, e come la torre, adibita a prigione, si chiamasse “Torre della fame” per la consuetudine, secondo la leggenda, di lasciar morire di fame gli incarcerati. Proprio gli sfortunati detenuti sono però gli unici sopravvissuti alla lunga storia del Castello; nelle notti di luna piena pare che i loro spettri si aggirino per i saloni, sfilando nella meravigliosa loggia cinquecentesca.

DA TRENTO ALLA VALLE DEI MOCHENI – Affrontando il suggestivo viaggio attraverso la Valsugana, si entra in una delle zone più affascinanti del Trentino, dove assaporare una prima apertura delle Dolomiti. All’imbocco della Valle, quasi a ridosso dei due laghi più belli e frequentati della regione, il Lago di Caldonazzo e il Lago di Levico, a dominare la curiosa Valle dei Mocheni, si incontra un antico avamposto trasformato in castello dai Longobardi: Castel Pergine a Pergine Valsugana (10 km da Trento). La struttura, ora adibita ad albergo e ristorante, è caratterizzata da raffinati studi di design e da sperimentazioni sui materiali, in grado di creare un piacevole connubio di antico e moderno, e da mostre d’arte contemporanea nelle quali istallazioni monumentali trasformano il castello, rendendolo mai uguale a se stesso e sempre capace di atmosfere inedite.

La doppia cinta muraria nasconde densi episodi storici e cronachistici, che hanno caratterizzato la vita di corte. Nelle segrete del Castello è documentata la presenza della “Prigione della goccia”, una cella nella quale i detenuti venivano torturati a morte con il metodico cadere di gocce d’acqua sulla testa. Altrettanto sincera è la leggenda che racconta della “Torre dei Coltelli”, in cui i prigionieri venivano precipitati al piano terra dove, ad attenderli, erano posizionate lame affilatissime. Meno attendibile, ma maggiormente intrigante, la presenza della misteriosa “Dama bianca” che, in compagnia degli spiriti dei castellani, di latrati di cani e di scalpicii di cavalli, terrorizza gli incauti visitatori che si avventurano nella camera del camino nelle notti di luna piena.

Fonte: www.corriere.it

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