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Come superare il trauma da rientro dalle vacanze

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Bene. Siamo tornati al lavoro e abbiamo già mal di testa da sindrome post-vacanziera. I sintomi sono noti: stanchezza, irrequietezza, senso di nostalgia e di vuoto. Immancabilmente un collega pallido chiede: «Come sono andate le ferie?». Lui con chiaro sadismo sarà subito pronto a spiegare che ha scelto settembre «perché il tempo si stabilizza e c’è meno gente».

Bene. Siamo tornati al lavoro e abbiamo già mal di testa da sindrome post-vacanziera. I sintomi sono noti: stanchezza, irrequietezza, senso di nostalgia e di vuoto. Immancabilmente un collega pallido chiede: «Come sono andate le ferie?». Lui con chiaro sadismo sarà subito pronto a spiegare che ha scelto settembre «perché il tempo si stabilizza e c’è meno gente».

Soprattutto tra quella gente non ci saremo noi, immersi nuovamente nella realtà dell’ufficio. L’ansia da rientro accomuna popoli latini e anglosassoni.

Il Times ha intervistato una serie di esperti, psicologi, medici, sociologi e ha elaborato una ricetta in dieci punti per battere la depressione, che in inglese si chiama «back-to-work blues»:

1) In vacanza i sensi sono stimolati da nuovi panorami, profumi e gusti il cui mix ricarica psicologicamente. Il dottor Spurr, esperto in vita di relazione, suggerisce che in città bisogna prendersi un po’ di tempo ogni mattina allungati sulla poltrona, a occhi chiusi per visualizzarsi nuovamente nella località di vacanza, tra ombrelloni, windsurf e fritto misto. L’ideale sarebbe portarsi una scorta di prodotti locali esotici e cucinarli la sera a casa.

2) Ci siamo inebriati del profumo della crema solare al cocco della vicina/vicino di spiaggia? Basta comperare uno spray al cocco e usarlo.

3) La psicologa clinica Linda Blair suggerisce la formula RPQ: Ricordare, Persistere e Quantificare. In vacanza ci siamo sicuramente promessi dei cambiamenti di stile di vita. Per ricordarli usare una parola chiave, scriverla su diversi post-it da appiccicare in punti strategici di casa come specchi e sportello dell’armadio. Persistere: servono tre settimane per spezzare una vecchia abitudine e almeno altre tre per stabilirne una nuova (leggere regolarmente, per esempio). E poi quantificare: non pianificare solo la lettura, imporsi dieci pagine di romanzo ogni giorno, o un dimagrimento di tre chili.

4) Munirsi di cornice digitale, caricarci le foto delle vacanze e piazzarle sulla scrivania. Quando squilla il telefono ed è l’ennesima grana della giornata, rispondere fissando intensamente le immagini che scorrono.

5) Simon Bacon, che insegna al College of Psychic Studies di Londra propone la psicometria: una tecnica che permette di ricavare informazioni psichiche da un oggetto. Sedersi e stringere tra le mani qualcosa portata dalle vacanze, basta un sasso preso in spiaggia, una conchiglia: le sensazioni della vacanza rifluiranno riconnettendo spiritualmente con la libertà.
Il decalogo procede con esperimenti forse troppo dotti e profondi, come quello del filosofo Alain de Botton, secondo il quale «uno dei modi migliori per apprezzare sempre la vita e tutti i suoi piaceri è di guardare al suo opposto, la morte. Un esercizio utile è concentrarsi ogni giorno, magari appena alzati, sulla possibilità di morire improvvisamente». Ecco forse spiegato perché un notevole numero di impiegati e impiegate della operosa City londinese in questi giorni spedisce ricette mediche che annunciano improvvisi malesseri che non permettono di presentarsi in ufficio.

Fonte: www.corriere.it

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