Viaggi

A rischio i bisonti di Yellowstone

Condividi questo articolo su :

Per salvare i bisonti del mitico parco di Yellowstone nel far west, colpiti da una grave malattia, il Ministero dell’Agricoltura si è rivolto al miliardario Ted Turner, l’ex marito dell’attrice Jane Fonda, il creatore della Tv Cnn e il massimo latifondista americano. Dal 2006, la maggioranza dei bisonti di Yellowstone è in quarantena, rinchiusa in recinti, ma un centinaio di capi sono sani, e il Ministero ne manderà 80 al Flying D ranch di Turner, il resto al Parco Guersney. Il miliardario, un incrocio tra il cow boy e l’uomo d’affari, si è impegnato a «migliorarli geneticamente» in cinque anni tramite la veterinaria e l’alimentazione, a portarne il numero a 300 e a restituirne la metà al Ministero.

Per salvare i bisonti del mitico parco di Yellowstone nel far west, colpiti da una grave malattia, il Ministero dell’Agricoltura si è rivolto al miliardario Ted Turner, l’ex marito dell’attrice Jane Fonda, il creatore della Tv Cnn e il massimo latifondista americano. Dal 2006, la maggioranza dei bisonti di Yellowstone è in quarantena, rinchiusa in recinti, ma un centinaio di capi sono sani, e il Ministero ne manderà 80 al Flying D ranch di Turner, il resto al Parco Guersney. Il miliardario, un incrocio tra il cow boy e l’uomo d’affari, si è impegnato a «migliorarli geneticamente» in cinque anni tramite la veterinaria e l’alimentazione, a portarne il numero a 300 e a restituirne la metà al Ministero.

La rifioritura dei bisonti, ha detto, è d’obbligo per il patrimonio nazionale. La malattia di cui soffrono quelli di Yellowstone, fino al 2006 uno dei pochi branchi in libertà, è la brucellosi, che è contagiosa per il bestiame di allevamento, e causa aborti nelle femmine. Negli ultimi quattro anni, il Ministero è stato costretto ad abbatterne quasi 4 mila.

POLEMICHE – Ma l’idea che Turner corra al salvataggio dei bisonti selvaggi, una specie che nel 2000 rischiò l’estinzione, ha scatenato polemiche furenti. Turner alleva già 50 mila bisonti, come fanno numerosi altri latifondisti, e ne vende la carne che contiene poco grasso e colesterolo: bistecche e hamburger di bisonte, anzi, sono il piatto forte dei suoi ristoranti. Ben Lambert della Wildlife federation e gli animalisti si sono scagliati contro il Ministero: «Una scelta pessima, si imprigionano animali che invece vanno preservati allo stato brado, e li si manda al macello, un brutto precedente». Invano Russell Miller, il direttore del Flying D ranch, ha risposto che per mantenere in vita e irrobustire gli 80 bisonti di Yellowstone Turner spenderà mezzo milione di dollari: «Difenderemo le tradizioni del West e renderemo un servizio utile alla società».

I NUMERI – Le polemiche affondano le radici in una realtà quasi sconosciuta in Europa. Prima della conquista del West, i bisonti allo stato brado erano oltre 20 milioni. Ma attorno al 2000 ne rimasero poche migliaia. Negli ultimi anni, il Ministero dell’Agricoltura riuscì a ripopolarli: oggi i bisonti in libertà sono quasi 20 mila, divisi in tredici enormi branchi, cinque nelle grandi praterie, otto nelle montagne e nei boschi, disseminati in parchi naturali come quelli di Yellowstone e Theodore Roosevelt. Nelle riserve indiane se ne trovano altri 15 mila, a volte ancora oggetto di caccia per le loro carni e le loro pelli. Ma i bisonti nelle mani dei privati, in prevalenza grandi allevatori di bestiame, sono oltre 250 mila (nel vicino Canada ammontano a 100 mila). Ken McDonald, il direttore del Wildlife and parks department al Ministero dell’agricoltura, ha ammesso che «la soluzione Turner non è la migliore» ma ha spiegato di essersi rivolto invano alle riserve indiane: «Salvare questi bisonti è un impegno gravoso». Ben Lambert della Wildlife federation paragona l’odissea dei bisonti, chiamati bufalos dagli americani, a quella dei mustangs, i cavalli selvaggi del west, anche essi falcidiati dalle malattie, la caccia di frodo – si tratta di un’altra carne pregiata in America – e le uccisioni programmate dal Ministero, che si è persino servito di elicotteri per decimarli. E ne denuncia la crescente privatizzazione: «Come i mustangs così i bisonti sono una icona nazionale, parte integrante della nostra storia. È sbagliato che il 90 per cento si trovi nei ranch e sia oggetto di commercio, come fu sbagliato che Buffalo Bill, il colonnello Cody, e altri come lui giungessero quasi al punto di sterminarli alla fine dello scorso secolo».

Fonte: www.corriere.it

Condividi questo articolo su :

Benvenuto su ZonaViaggi.it !

Tieniti sempre informato sulle nostre novità seguendoci sui social