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2011, l’anno dei ponti spariti

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Ci sono notizie che non vorremmo mai ricevere. Specialmente in questo rimasuglio di vacanza, di struscio in centro, con il cotechino e le lenticchie che ancora fanno la rumba nello stomaco e il ricordo delle feste che diventa nostalgia. Ecco, a proposito di feste, il drammatico dispaccio dell’Ansa delle 13.06: «Turismo: 2011, ponti, all’asciutto mini-vacanzieri». Il problema è che il 2011, pur non essendo bisesto, è comunque funesto e colpisce l’usanza tutta italiana del gioco a scacchi delle vacanze: piazzo un giorno di ferie al punto giusto e scacco: sto in vacanza quattro giorni.

Ci sono notizie che non vorremmo mai ricevere. Specialmente in questo rimasuglio di vacanza, di struscio in centro, con il cotechino e le lenticchie che ancora fanno la rumba nello stomaco e il ricordo delle feste che diventa nostalgia. Ecco, a proposito di feste, il drammatico dispaccio dell’Ansa delle 13.06: «Turismo: 2011, ponti, all’asciutto mini-vacanzieri». Il problema è che il 2011, pur non essendo bisesto, è comunque funesto e colpisce l’usanza tutta italiana del gioco a scacchi delle vacanze: piazzo un giorno di ferie al punto giusto e scacco: sto in vacanza quattro giorni.

Un ponte, appunto. Invece il 2011 è un anno avaro: in dodici mesi solo sette festività fuori dal weekend e tre di queste di lunedì. Il 25 aprile, tanto per capirci, è il Lunedì dell’Angelo, già festa di suo. E il primo maggio, domenica, la gita fuori porta si divora quella già prevista dal dì di festa.

Rimane da sfruttare giovedì 2 giugno, ma la Festa della Repubblica, come spinta per il ponte non ha lo stesso fascino del 25 aprile e del primo maggio. Anche come festa in sé, veramente, infatti l’avevano degradata fino all’intervento del presidente Ciampi, una decina d’anni fa. Sarà che giugno ha già il sapore dell’estate e le vacanze a questo punto la gente le vuole lunghe. Ferragosto è un lunedì e normalmente, quella, è l’unica settimana in cui quasi tutti abbassano la saracinesca. Ci si riprende un po’ con il 1 novembre martedì e l’8 dicembre giovedì: a Milano, con il 7 Sant’Ambrogio si può organizzare una bella sciata. Però, nel finale, l’avaro di ponti 2011 si riprende tutto con gli interessi: Natale è domenica, il 31 è sabato, l’1 gennaio 2012 è di nuovo domenica. Secondo i sondaggi, il 49 per cento degli italiani utilizza lo strumento delle vacanze ridotte per via del poco tempo libero a disposizione dal lavoro 86 per cento; perché con questi brevi blitz si possono vedere posti diversi 73 per cento; perché in questo modo si risparmia 71 per cento. C’è chi si abbandona a un momento romantico con il marito o fidanzato 26 per cento, magari lasciando a qualcuno i figli o semplicemente se la spassa con amici e/o colleghi 29 per cento.

L’eclissi del ponte nel 2011, però, non colpisce solo un modello di comportamento. Il ponte non è solo l’esaltazione della civiltà italiana dell’arrangiarsi, dell’antica arte del massimo risultato più giorni di vacanza con il minimo sforzo un giorno di ferie. Non è solo il deleterio sistema per lavorare di meno. No, è anche qualcosa di diverso. Discende dall’antico lunario delle nostre feste, dalla tradizione delle ricorrenze religiose o laiche che fossero che riunivano le famiglie e spesso coincidevano con grandi tavolate di piatti tipici del periodo. O altre usanze. In Liguria, con l’arrivo della primavera, il 25 aprile e il primo maggio, si saliva in collina a raccogliere i narcisi. Più avanti il ponte è diventato il simbolo dell’industrializzazione del nostro Paese, dell’auto, del boom, della gita fuori porta, della casa al mare, al lago, in montagna, della breve ma intensa vacanza figlia di un benessere conquistato con molti sacrifici. E ora mentre la crisi non ci lascia, un anno avaro e disparo ce li riduce all’osso, quasi suggerendoci, se non ce ne fossimo già accorti, che non c’è più nulla per cui divertirsi. E invece no, ribelliamoci: sfruttiamo al massimo i ponti disponibili, facciamo finta di partire, anche se non ci muoviamo, stiamo a casa ma come se andassimo fuori città: scopriamo chi ci vive accanto e di cui magari ignoriamo l’esistenza, diventiamo turisti nelle nostre strade. Insomma, facciamo il ponte anche se non c’è. Inganniamo il 2011, tanto dura solo un anno. Poi arriverà il 2012 e sarà di nuovo sciambola speriamo.

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