Nel 2019 il Museo del Prado di Madrid celebra il suo 200° anniversario, celebrato dal Doodle di Google del 19 novembre e da quasi tre milioni di visitatori che ogni anno visitano quella che è diventata una delle migliori collezioni di dipinti d’Europa.

Ma il museo nazionale spagnolo non nasce per questo: in origine era destinato ad ospitare le opere d’arte di re Ferdinando VII, restituite alla famiglia reale dopo la sconfitta di Napoleone nel 1814. Circa 300 capolavori del XVI e XVII secolo, a cui presto si aggiunsero opere d’arte provenienti da tutta Europa, fino a trasformare il Prado di Madrid in una delle più grandi collezioni al mondo di arte occidentale.

La magnificenza del Prado inizia ben prima di entrare nelle sale, con l’imponente edificio neoclassico progettato dall’architetto Juan de Villanueva a partire dal 1785 – visibile all’interno in un modello architettonico in legno del 1787 – su commissione di re Carlo III di Spagna, che intendeva istituire un museo di scienze naturali per celebrare lo spirito dell’Illuminismo.

Paintings For Vision-Impaired People At The Prado Museum
Pablo Blazquez DominguezGetty Images

Da allora il Prado è stato testimone e riflesso della storia politica spagnola, che passa dall’essere un paese monarchico a nazione divisa dalla guerra civile, attraversa la dittatura e diventa infine la democrazia che conosciamo oggi.

Con gli sconvolgimenti cambia anche la collezione del Prado: nel 1830, per aiutare a ripagare il debito pubblico della Spagna, i monasteri, con le loro ricche collezioni di opere d’arte, furono espropriati, e alcuni di quei pezzi entrarono nella collezione del museo dopo che fu dichiarato museo nazionale, nel 1870.

Negli anni ’30, durante la guerra civile, i dipinti furono rimossi dal museo e portati in un rifugio sicuro in Svizzera.

In un paese spesso diviso, l’arte del Prado diventa motivo di unità, svolgendo anche un’importante operazione di diffusione culturale: in una foto del 1932 esposta durante la mostra “A Place of Memory”, allestita nel museo all’inizio di quest’anno per celebrare il suo bicentenario, si vede una folla di contadini, con sciarpe e berretti sulla testa, intenta ad ammirare Le Filatrici di Diego Velázquez. “Le persone analfabete che non erano mai uscite dai loro villaggi scoprirono improvvisamente Velázquez e l’incredibile ricchezza artistica della Spagna”. Ha spiegato Javier Portús, curatore della mostra. “È il tipo di impresa pedagogica che ora potresti forse immaginare di fare con Internet e i social media, ma a quel tempo non aveva precedenti per un museo di tale portata”.

Quando il dittatore Franco prese il potere, nel 1939, ebbe come priorità quella di riportare a Madrid le opere d’arte che il governo repubblicano aveva lasciato in custodia a Ginevra, e durante il suo regime aggiunse ulteriori opere alla collezione, oltre a finanziare due nuove estensioni e a sostituire i pavimenti in legno con il marmo.

Nel 2007 si è aggiunta l’estensione di Rafael Moneo, in gran parte sotterranea, annunciata solo da un padiglione in mattoni rossi: una costruzione solida ed essenziale, “fatta di cemento, granito, marmo, quercia, cedro, acciaio e bronzo, con il vetro solo dove è strettamente necessario” scrive Jonathan Glancey sul Guardian.

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Daniel Hernanz RamosGetty Images
Spain, Madrid, Prado Museum (Museo del Prado), the cloister
Hughes HervaGetty Images

Nove anni più tardi, nel 2016, Norman Foster ha vinto il concorso per il restyling del Salón de Reinos, un tempo ala del Palazzo del Buen Retiro, per aggiungere ulteriore spazio espositivo al museo spagnolo.

Per visitare il Prado non esiste un percorso predefinito, e possono volerci fino a 7 ore di tempo, come è successo al giornalista del New York Times Andrew Ferren che ha visitato il museo 200 volte e ancora non è riuscito a vedere tutto.

Tra le opere principali da vedere al Prado, oltre alla ritrattistica e ai paesaggi della pittura spagnola del XIX secolo, Il 2 maggio 1808 di Francisco Goya, il Ritratto di Carlo V a cavallo di Tiziano, i capolavori del Rinascimento italiano – tra cui ben sette dipinti di Raffaello, opere di Mantegna, Fra Angelico, Botticelli, Correggio, Andrea del Sarto, Bronzino, Parmigianino, e una versione anonima della Gioconda, probabilmente dipinta da uno degli allievi di Leonardo da Vinci.

www.museodelprado.es

Fonte articolo orginale

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