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L’altra maratona di New York

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Se da oggi, in vacanza a New York, vi capitasse di vedere qualcuno che nuota nel fiume Hudson, non chiamate i pompieri. Non si tratta di un regolamento di conti tra mafiosi, non sono turisti sbadati caduti nell’acqua mentre ammiravano il panorama, e soprattutto non sono persone che vogliono il vostro aiuto per venirne fuori. State semplicemente assistendo al passaggio di una ventina di nuotatori amatoriali che partecipano alla «8 Bridges Hudson River Swim», una maratona acquatica lunga 120 miglia (oltre 220 km), da percorrere in sette giorni.


Se da oggi, in vacanza a New York, vi capitasse di vedere qualcuno che nuota nel fiume Hudson, non chiamate i pompieri. Non si tratta di un regolamento di conti tra mafiosi, non sono turisti sbadati caduti nell’acqua mentre ammiravano il panorama, e soprattutto non sono persone che vogliono il vostro aiuto per venirne fuori. State semplicemente assistendo al passaggio di una ventina di nuotatori amatoriali che partecipano alla «8 Bridges Hudson River Swim», una maratona acquatica lunga 120 miglia (oltre 220 km), da percorrere in sette giorni.

Il «New York Times» ha avvertito per tempo la popolazione, lanciando anche un altro avviso importante: le gare di lunga distanza in acque aperte, tanto popolari negli anni Venti, stanno tornando di moda prima del Charleston. Hanno ricevuto la benedizione del Comitato Olimpico Internazionale, che già ai Giochi di Pechino aveva inserito una competizione di dieci chilometri, attirano sempre più atleti e spettatori, e si stanno moltiplicando in tutta l’America: quest’anno ce ne sono in calendario 900, contro le 220 del 1999. Motivo: hanno fascino, adrenalina delle grandi imprese rischiose, riavvicinano l’uomo alla natura, spingono le autorità a tenere puliti mari, fiumi e laghi, e consentono anche di raccogliere fondi per finanziare le attività ambientalistiche.

La «8 Bridges Hudson River Swim», che parte oggi dal ponte Rip Van Winkle di Catskill, è una specie di safari a tappe. Oppure, se preferite, il Tour de France del nuoto. L’obiettivo è scendere lungo l’Hudson da nord a sud, verso New York, usando i ponti più importanti come traguardi intermedi. Dunque il primo giorno si comincia da Catskill e si arriva al Rhinecliff Bridge di Kingston. Si riposa una notte e il giorno dopo si torna in acqua, per raggiungere il Mid-Hudson Bridge di Poughkeepsie. Quindi si riparte per il Beacon Bridge di Newburgh, il Bear Mountain Bridge e il Tappan Zee, quello lunghissimo su cui è passato in auto chiunque sia andato verso Woodstock, Upstate o il Vermont. La penultima tappa porta sotto il maestoso Washington Bridge, da cui si comincia a vedere la città, e poi rimane solo la sfilata tra i grattacieli di Manhattan e la costa del New Jersey, per tagliare il traguardo finale sotto il Verrazzano Narrows Bridge, quello dove in autunno parte la maratona, di corsa, di New York. «L’Hudson – dice David Barra, un concorrente – è imprevedibile, a causa delle correnti che risalgono dall’oceano. Certe volte viaggi a tre miglia orarie, altre volte non riesci a farne più di mezza. Ma questo rende l’impresa ancora più gloriosa».

I soldi raccolti andranno per la maggior parte in beneficenza, ad organizzazioni ambientaliste come Riverkeeper e Launch 5. E qui sta l’altro aspetto nobile dell’iniziativa, oltre al valore sportivo dell’impresa. Queste associazioni lavorano per tenere puliti i corsi d’acqua e abitate le loro sponde, e infatti sotto ai concorrenti nuoteranno storioni, branzini e granchi blu, mentre dagli alberi vicini li osserveranno aquile e cormorani. L’Hudson non è un modello di pulizia: secondo un rilevamento fatto da Riverkeeper a maggio, l’80% dei siti esaminati è risultato non adatto al nuoto per colpa dei liquami scaricati dalle fogne. Però le condizioni del fiume sono molto migliorate rispetto al passato, anche per l’attenzione che questi gruppi e questi eventi hanno portato sull’ambientalismo. A parte David Barra, che ha giurato al «New York Times» di essere pronto a tuffarsi anche nei rifiuti tossici, per la pura emozione di nuotare in una maratona così difficile.

Non è il solo con questa mania. A giugno i posti per un’altra classica del nuoto in acque aperte, la Manhattan Island Marathon Swim, sono andati subito esauriti. Ben 38 atleti hanno pagato 1.775 dollari a testa per il privilegio di nuotare le 28,5 miglia intorno all’isola di New York. Del resto completare questa gara, assieme alla traversata della Manica e a quella dall’isola di Catalina alla California, dà diritto a sfoggiare la Triple Crown of Open Water Swimming. Un onore tipo il Grande Slam nel tennis.

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