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Swingin London

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Era l’anno del primo album dei Beatles, Please Please Me, ma anche quello del primo tour dei Rolling Stones. Era il 1963 anche quando Mary Quant lanciò la minigonna nella sua boutique di King’s Road, mentre a Chelsea la stilista Biba (pseudonimo di Barbara Hulanicki) apriva la prima boutique dai colori e dalla musica pop. Fu davvero una rivoluzione: esplosero nuovi codici estetici, freschezza e sensualità – un mix del tutto inedito per i tempi – suscitarono scandalo e affascinarono le nuove generazioni.

Era l’anno del primo album dei Beatles, Please Please Me, ma anche quello del primo tour dei Rolling Stones. Era il 1963 anche quando Mary Quant lanciò la minigonna nella sua boutique di King’s Road, mentre a Chelsea la stilista Biba (pseudonimo di Barbara Hulanicki) apriva la prima boutique dai colori e dalla musica pop. Fu davvero una rivoluzione: esplosero nuovi codici estetici, freschezza e sensualità – un mix del tutto inedito per i tempi – suscitarono scandalo e affascinarono le nuove generazioni.

Una stagione di fermenti e stimoli irripetibile: è nel 1963 che Patrick Caulfield dipinse Still Life with Dagger, opera pop oggi esposta alla Tate Britain. Eccessi di sperimentalismo, audacia e creatività volevano dimostrare che presente e futuro, realtà e utopia, potevano convivere.

Oggi la capitale resta un laboratorio di tendenze e mode che in un batter d’occhio fanno il giro del mondo. A pochi passi dalla seconda sede della White Cube (la galleria di Jay Jopling, l’ex marito dell’artista Sam Taylor-Wood, che ha aperto in Bermondsey Street, tra la Tate Modern e Tower Bridge) si staglia il sottile The Shard, la scheggia, il grattacielo di 310 metri disegnato da Renzo Piano e inaugurato lo scorso luglio. In cima, il The View from the Shard, il punto panoramico – per ora – più alto dell’Europa occidentale, offre una vista oltre le 40 miglia (il biglietto si acquista on line, www.theviewfromtheshard.com).

Gentrification. È il termine usato dagli inglesi per sottolineare i cambiamenti di un quartiere: è quello che accade sempre più a Clerkenwell, nell’East End, dove al posto di fabbriche, distillerie e birrifici ora aprono loft di creativi e studi d’architettura come quello diretto dall’anglo-irachena Zaha Hadid, che ha anche casa in zona. “Ci sono più studi di progettazione per metro quadro che piccioni a Venezia”, racconta Lorenzo Grifantini, architetto italiano, da quindici anni a Londra, titolare di Dos Architects, con loft in Lever Street. Lo studio – ha disegnato i nuovi uffici a Notting Hill per il fotografo Mario Testino e la casa di Jefferson Hack, il padre della figlia di Kate Moss – parteciperà alla terza edizione del Clerkenwell Design Week. Tre giorni, dal 21- al 23 maggio, di installazioni, mostre, performance e aperture straordinarie di showroom e studi.

Per un soggiorno nel cuore del distretto del design e dell’architettura c’è The Zetter Townhouse, piccolo hotel con dépendance arredato in stile vittoriano, molto chic. Il cocktail bar del pianoterra è stato appena premiato dal Guardian come Best Place per bere un drink. Di fronte c’è anche l’hotel The Zetter, della stessa proprietà e sempre di grande tendenza: al pianoterra i gourmand si ritrovano al Bistrot Bruno Loubet, chef francese assai amato a Londra per il boudin blanc. Cucina fusion si gusta invece al Moro, locale d’atmosfera con grande bancone e tavoli in legno nella vicina stradina pedonale di Exmouth Market.

La Trellik Tower, costruzione “brutalista” di 31 piani – primo esempio di edilizia sociale formato grattacielo della città –, fa da sfondo a Golborne Road, fulcro della nuova area emergente che si allarga lungo l’ultimo tratto di Portobello Road, dopo il ponte dell’autostrada. La zona è ricca di ristorantini etnici autentici come il Café Oporto (62 Golborne Road, W10 5PS, tel. 0044.20.89.68.88.39), dove si gustano i croissant salati ripieni al pollo, prosciutto e formaggio, tra creativi e giovani architetti trasferitisi nel quartiere. Intorno, negozi di abbigliamento vintage per donna, come Rellik di Fiona Stuart, proprio di fronte alla Trellik Tower. Sulla stessa strada, al 97, si sono trasferiti da qualche anno anche Monique e John Davidson, ideatori di J&M Davidson, boutique di borse, accessori, scarpe, abiti di stampo molto british e ultraclassico.

Pippa Small, la disegnatrice di gioielli del momento, ha invece trasferito la sua collezione in Westbourne Grove, in un negozio rosa shocking. Prelibatezze bio, con verdure, formaggio, carne si comprano al nuovo Daylesford Organic, mercato chic, su più piani: ci si ferma anche per il lunch. In alternativa, a pochi metri c’è 202, locale polivalente su due livelli con bar, ristorante, negozio di abbigliamento e libreria dove si trovano testi che raccontano la Swinging London. Da queste parti abita la stilista Stella McCartney, mentre il celeberrimo padre Paul può capitare di incontrarlo al The Cow, pub in stile british a Westbourne Park Road.

Musica di ogni genere, dj-set e live settimanali, come nei favolosi Sixties, si tengono al nuovo The Paradise (19 Kilburn Lane, Kensal Green, www.theparadise.co.uk), mentre il popolo cool non disdegna il rinnovato Electric, a Portobello. Altro indirizzo cult, Recipease in Notting Hill, il food concept store di Jamie Oliver, 38enne mago dei fornelli votato a diffondere la cultura di un’alimentazione sana con corsi a 360 gradi, dalla tv alle scuole. Se si vuole scegliere l’ospitalità di una vera casa, l’indirizzo in zona è The Main House, palazzetto di sole quattro camere a metà tra Portobello e Notting Hill. Caroline Main è la simpatica proprietaria, che parla un po’ italiano. Da qui si va alla ricerca di un oggetto speciale anni Sessanta al Portobello Green Market (molti stand hanno chiuso, ma il mercato ha ancora una sua nobiltà), aperto il venerdì, sabato e domenica dalle 7 alle 18.
 
Ancora oggi le strade tra Soho, Mayfair e St. James sono il triangolo d’oro per chi è a caccia di novità. In Brewer Street, a Soho, ha appena aperto Rapha, negozio con ristorante dedicato ai ciclisti urbani. Si entra in bici e la si appende sui ganci a parete, mentre si mangia una zuppa calda o si curiosa tra capi singolari. Poco più avanti, in Berwick Street, cuore di Soho, nel nuovo store targato Josiah (designer Yayo Newman) si comprano inedite radio in ceramica. Creativi e giovani professionisti si ritrovano a cena da Les Trois Garçons, tra arredi eclettici e sorprendenti, mentre i figli della upper class vanno al nuovo Bubbledogs, bollicine e hot dog in una vetrina di Charlotte Street. Si gusta ottimo japan food con la sensazione di avere Londra ai piedi, al Sushi Samba all’ultimo piano della Heron Tower, mentre da Meat Liquor, tra luci basse e ambiente raffinato, si mangiano hamburger in versione gourmet e anelli di cipolla fritti. Hamburger squisiti con carne di prima qualità anche al recentissimo Patty & Bun, vicino a Oxford Street.

Verso la Tate Modern anche Bermondsey Street è una piccola arteria che pullula di indirizzi interessanti: a cominciare dal Bermondsey Street Coffee, proprio in faccia alla White Cube, aperto tutto il giorno. Di fronte, vale una visita la Vitrine Gallery, piccolo e nuovo spazio cult dove espongono giovani artisti. Alle hit degli anni Sessanta sono dedicate le suite del Bermondsey Square Hotel: Lucy in the Sky, Eleanor Rigby, Hey Jude, Ruby Tuesday, tanto per citarne alcune. Che sia un albergo boutique dedicato ai Sixties lo si vede fin dall’entrata, dove troneggia una bubble chair trasparente disegnata mezzo secolo fa da Eero Aarnio.

Sempre su Bermondsey Street Village East è un nuovo locale assai di moda dove si fa un lunch, un aperitivo o un dinner tra divani in pelle, pezzi vintage, tavoli in legno anche nel soppalco. E se per comprare un libro e bere un caffè si va da Woolfson & Tay, libreria, caffè e galleria d’arte di fronte all’hotel Bermondsey, si arriva da Lovely and British, poco più avanti, per comprare creazioni firmate da artigiani-artisti. Un ultimo indirizzo per trascorrere la notte sono gli appartamenti della agenzia Halldis.

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