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Aerei: La scatola nera

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E’ in realta quella più comunemente conosciuta come ‘scatola nera’. E’ un dispositivo indistruttibile in grado di resistere a qualsiasi urto e a temperature superiori ai mille gradi.
Un incidente aereo è l’ultima cosa che ognuno, e a maggior ragione chi come me trascorre gran parte della sua vita in volo, vorrebbe sentir parlare, ma una volta che è successo scatta per noi professionisti del volo l’obbligo di cercare di capirne il perché e il percome Occorre, tanto per cominciare, sgombrare il campo da due equivoci. Primo, la scatola nera… non è nera, ma viene generalmente dipinta di un bell’arancione fosforescente, in modo che possa essere più facilmente individuabile in mezzo ai rottami dell’aereo.

E’ in realta quella più comunemente conosciuta come ‘scatola nera’. E’ un dispositivo indistruttibile in grado di resistere a qualsiasi urto e a temperature superiori ai mille gradi.
Un incidente aereo è l’ultima cosa che ognuno, e a maggior ragione chi come me trascorre gran parte della sua vita in volo, vorrebbe sentir parlare, ma una volta che è successo scatta per noi professionisti del volo l’obbligo di cercare di capirne il perché e il percome Occorre, tanto per cominciare, sgombrare il campo da due equivoci. Primo, la scatola nera… non è nera, ma viene generalmente dipinta di un bell’arancione fosforescente, in modo che possa essere più facilmente individuabile in mezzo ai rottami dell’aereo.

Secondo, la nostra scatola, a questo punto “arancione”, è in realtà… due scatole: il Flight Data Recorder (FDR), incaricato di registrare i parametri di volo e il Cockpit Voice Recorder (CVR) che cattura tutte le conversazioni e i suoni che si possono udire all’interno della cabina di pilotaggio. I primi modelli registravano i dati su una sorta di nastro metallico di scarsa capacità e breve durata, ma l’avvento delle memorie solide rende oggi possibile raccogliere oltre 1000 dati diversi per una durata di 25 ore, il tutto sincronizzato con il “sonoro” degli ultimi 120 minuti di voci (ivi comprese le comunicazioni radio) e rumori all’interno del cockpit. Analizzando, con l’aiuto di un computer, tutti questi elementi (si va dalla velocità, quota e assetto dell’aereo al numero di giri dei motori, dalla posizione reale degli alettoni confrontata con quella della cloche manovrata dai piloti), è possibile ricostruire con assoluta esattezza le ultime ore di vita di un aeroplano.

Tutto questo, naturalmente, se le scatole non sono danneggiate, ma si tratta di una ipotesi abbastanza remota, perché questi aggeggi vengono costruiti per essere in grado di resistere ad urti violentissimi, temperature superiori ai 1000 gradi e perfino ad un mese di immersione a 5000 metri di profondità: in quest’ultimo caso, una trasmittente radio inizia ad emettere un segnale per facilitare il recupero sottomarino.

Ecco perché i registratori di volo si sono guadagnati una fama di virtuale indistruttibilità, al punto che c’è sempre qualche mattacchione che si chiede perché non si costruiscano gli aerei con gli stessi materiali e gli stessi criteri con i quali si costruiscono le scatole “nere”.

Fonte: www.repubblica.it

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