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Danimarca: le isole Far Oer

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Falesie e scogliere a strapiombo sull’oceano, fiordi profondi che ricamano le coste, distese infinite di pascoli, un mare inquieto, cascate in ogni dove e paesini minuscoli (qualche negozio, un pugno di case, il piccolo cimitero all’ombra della chiesa). La natura è potente e selvaggia nelle Far Oer (Fær Øer), 18 isole al largo della Norvegia che accolgono viaggiatori curiosi ed eco-attenti.

Piccole, sperdute nell’Atlantico, a prima vista inospitali, con un clima a dir poco variabile, eppure “autentiche, incontaminate e destinate a restare così”, come le ha definite il National Geographic.

Falesie e scogliere a strapiombo sull’oceano, fiordi profondi che ricamano le coste, distese infinite di pascoli, un mare inquieto, cascate in ogni dove e paesini minuscoli (qualche negozio, un pugno di case, il piccolo cimitero all’ombra della chiesa). La natura è potente e selvaggia nelle Far Oer (Fær Øer), 18 isole al largo della Norvegia che accolgono viaggiatori curiosi ed eco-attenti.

Piccole, sperdute nell’Atlantico, a prima vista inospitali, con un clima a dir poco variabile, eppure “autentiche, incontaminate e destinate a restare così”, come le ha definite il National Geographic.

Non sono una destinazione banale: sole garantito e distese di sabbia candida, notti in discoteca, happy hour e aperitivi interminabili qui sono off limits. Ma non per questo mancano le cose da fare, nel minuscolo arcipelago che vanta numerosi primati nella sfera dell’extrasmall: gli abitanti non raggiungono le 50.000 anime, Tórshavn è la più piccola capitale del mondo e il suo Parlamento è il meno affollato, con una trentina di deputati, poche monete come le corone faroesi (qui scambiate alla pari con quelle danesi) hanno una diffusione così limitata e poche altre lingue sono così poco parlate come il faroese. A ognuno la sua esperienza: trekking vichingo sugli antichi sentieri segnalati da cumuli di pietre o camminate slow sulle strade affacciate sull’oceano, minicrociere verso le scogliere abitate da migliaia di uccelli marini, escursioni a cavallo, battute di pesca. Durante la breve estate faroese, si organizzano visite giornaliere nell’area intorno a Tórshavn e Kirkjubøur, e sulle varie isolette, con guide esperte e appassionate. Dove la natura prepotente allestisce scenari fantastici: tra le mete più spettacolari, le alte scogliere di Djupini, l’isola di Stóra Dímun, abitata da una sola famiglia e, all’estremità meridionale dell’arcipelago, la zona di Akraberg con il suo pittoresco faro.

Alle Far Oer si arriva in aereo (è il modo più veloce, e da giugno c’è un volo diretto da Milano Malpensa, altrimenti si deve fare scalo a Copenhagen): l’unico aeroporto è sull’isola di Vágar, a Sørvágur, con vista su un grande lago e la bellissima cascata che si tuffa nel mare. L’isola si gira con estrema facilità: il traffico, ordinatissimo, è ai minimi termini e gli unici stop, imprevisti e imprevedibili, sono provocati da decine di pecore imprudenti che attraversano strade e incroci senza curarsi delle auto o dei bus. Bisogna fare attenzione, perché il codice della strada faroese prevede che su tutte le isole la precedenza sia sempre di questo, pacificamente irrequieto, popolo lanuto. A Sørvágur ci si ferma al 62°N Airport Hotel(Djúpheiðar 2, Sørvágur, Vágar, tel. 00298.30.90.90. Prezzi: doppia b&b da 1260 DKK-176 €), essenziale, ma con una sala da pranzo affacciata su un bellissimo panorama. L’hotel rivela col suo nome la posizione delle isole, che si trovano, appunto, a 62 gradi di latitudine nord, a una manciata di gradi dal Circolo Polare. Questo, però, non significa che le temperature siano polari. Le Far Oer sono immerse nel grande fiume caldo-umido della Corrente del Golfo e il clima è relativamente temperato, ma instabile, con giorni che iniziano col sole, continuano con tempeste di vento, proseguono con temporali e o nebbie e si concludono con tramonti da documentario. È grazie a questo clima variabile e umido che le isole sono coperte da distese interminabili di prati e pascoli, soffici come tappeti, incredibilmente verdi, dove passeggiano greggi di pecore e agnellini (l’allevamento è una delle risorse, insieme alla pesca, della popolazione locale).

Se da Sørvágur ci si dirige verso nord, il percorso è un continuo vista point sull’oceano, sui fiordi, sulle altre isole, come la piattissima Gáshólmur (l’Isola delle Oche) e Tindhólmur, dal profilo tormentato. Sempre in compagnia di rigagnoli, torrenti, ruscelli, cascate che movimentano la scenografia del paesaggio rendendolo ancora più dramatic, come lo descrivono i faroesi, si superano villaggi o poche manciate di case colorate e dai tetti coperti di zolle di erba. A Bøur si possono fare incontri ravvicinati con pacifici trichechi che fanno la siesta sulla spiaggia, oppure fermarsi per un caffè con vista fiordo al Pakkhúsið í Bø ( tel. 00298.33.27.05. Orari: 10-17, sab. 10-14. Chiuso dom.), un vecchio magazzino e deposito di cibo trasformato in luogo di ristoro, con torte fatte in casa e biscotti al burro. Se invece si punta verso sud, si arriva in vista del Trølkonufingur (letteralmente il Dito della Strega), una scheggia di roccia basaltica che si è staccata dalla costa e punta minacciosa, come un dito alzato, verso il cielo. Da Sørvágur partono anche i traghetti verso l’isola di Mykines, la più occidentale dell’arcipelago, abitata stabilmente da una decina di umani, ma popolata da migliaia e migliaia di uccelli. Gli ornitologi ne hanno identificato più di trecento specie, ma tra i volatili che passano le vacanze alle Far Oer i più divertenti sono i puffin (pulcinelle di mare), riconoscibili per il becco coloratissimo: vicino al faro di Mykines passeggiano tranquillamente sui prati, si tuffano di tanto in tanto nel mare, catturano qualche pesciolino e poi tornano con le prede a nutrire i piccoli. A far compagnia ai puffin ci sono, poi, sule, ostrichieri, cormorani, urie, procellarie e gazze marine: a turno, come seguendo un copione ben collaudato, compiono le loro evoluzioni, lottano contro il vento, si tuffano dalle rocce o se ne stanno tranquilli in equilibrio su scogli e faraglioni.

Le isole sono collegate da traghetti puntualissimi e veloci (mare permettendo), ponti e tunnel sottomarini. Percorrendo uno di questi tunnel si passa da Vágar a Streymoy, la più estesa dell’arcipelago e sede della capitale Tórshavn. Una capitale in sedicesimo, per la verità, ma dove non manca niente: negozi fashion come Sirri (Áarvegur 12, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.32.17.06. Orari: 10-17.30, sab. 10-14. Chiuso dom.) e Guðrun & Guðrun, boutique con capi in lana grezza rigorosamente limited edition (Niels Finsensgøta 13, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.51.66. Orari: 10-17.30, sab. 10-14. Chiuso dom.); botteghe di brocantage come Torgerð Suðuroy, dalla raccolta impressionante di porcellane e cristalli vintage (Handilskjarnin, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.57.39.99. Orari: 11-18, sab. 10-14. Chiuso dom.); risto-chic alla moda come Etika, dove la cucina è nippo-faroese e sushi e sashimi sono preparati con i pesci appena sbarcati dai pescherecci e dai trawler ormeggiati nel porto (Áarvegur 3, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.93.19. Orari: 11-22, dom. 17-22, mai chiuso. Prezzi: da 500 DKK-70 €).

Tórshavn, piccola summa dell’arcipelago, è un hot spot per tutti gli abitanti e, fra stradine, slarghi e piazzette, racconta il loro amore per l’arte: dovunque si trovano sculture, installazioni, atelier e gallerie, come Steinprent, che propone litografie, guache e disegni dei creativi locali (Skálatrøð 16, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.63.86. Orari: 9-17, sab. 14-17. Chiuso dom.). Oltre a quadri e sculture, i faroesi amano la musica, la ascoltano, la compongono e la suonano: i locali di Tórshavn, come Sirkus, ospitano ogni sera gruppi e solisti che si esibiscono nei generi più diversi, dal jazz all’hip hop, passando dal faroese sound (Grím Kambansgøta 2, tel. 00298.32.31.36). Altra sosta musicale è da Tutl (Niels Finsensgøta 9c, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.45.04. Orari: 10-17.30, sab. 10-14.30. Chiuso dom.), dove sono in vendita centinaia di cd prodotti sulle isole, dalla world music ai canti folcloristici, alle incisioni viking metal dei Týr, band dal look vichingo che propone ballate della tradizione trasformate in travolgenti inni metallici. E non è tutto, perché la colonna sonora della breve estate dell’arcipelago sono i festival che si rincorrono da un’isola all’altra: il più famoso e frequentato è il G! Festival, una kermesse di tre giorni che si tiene in luglio (quest’anno dal 18 al 20) a Syðrugøta, sull’isola di Eysturoy. Genialità ed estro sono presenti anche nelle lavorazioni artigianali: Öström, lungo i dock di Tórshavn, per esempio, riunisce un gruppo di giovani che realizzano piccole opere d’arte cimentandosi con vari materiali, dalla lana alla pietra, dal vetro alle resine, dalla ceramica all’argento, mentre le produzioni di Rabarbuglas (vasi, coppe, lampade, piatti, buffi soprammobili e fermacarte) sono solo in vetro coloratissimo. Il tour a Tórshavn prevede anche una camminata nella parte storica della città, Tinganes, costruita su un promontorio roccioso di fronte al porto. Questa, da oltre un millennio, è la casa della democrazia faroese: qui si riunivano nel Medioevo i rappresentanti delle isole, e ancora oggi nelle casette rosse di legno e pietra affacciate sulla baia hanno sede i ministeri, i dipartimenti e l’ufficio del primo ministro.

In città si dorme all’Hotel Hafnia(Áarvergur 2, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.32.33. Prezzi: doppia b&b da 1500 DKK-210 €, nel weekend 900 DKK-102 €), un solido 4 stelle a due passi da Tinganes. Per una cena comme il faut, però, l’indirizzo giusto è Áarstova(Gongin 1, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.333000. Orari: 17.30-22, mai chiuso. Prezzi: da 575 DKK-80,5 €), locale storico e sciccoso, il più hip della capitale. La scenografia è assicurata dai mobili di famiglia e dalle porcellane d’antan; poi, in tavola, arrivano specialità rivisitate con moderazione: scampi serviti con cavoli bianchi e cosciotto di agnello cotto nella birra. E, sorpresa, la carta dei vini parla italiano. Se invece si vuole provare una location fuori dal centro, si sceglie l’hotel di design Føroyar(Oyggjarvegur 45, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.31.75.00. Prezzi: doppia b&b da 1800 DKK-252 €), adagiato tra le balze di una collina e mimetizzato, grazie anche ai tetti d’erba, tra rocce e prati. Le camere minimal-chic con arredi di design nordico sono tutte con vista sulla baia e sull’isola di Nólsoy. Assolutamente da provare la cucina del ristorante dell’hotel, Koks, regno di Leif Sørensen, gastro-ideologo insieme a René Redzepi (chef al Noma di Copenaghen) della Nordic Cuisine. Appetizer di gamberetti essiccati con maionese alle erbe di brughiera, chips di merluzzo al sale di alghe, carpaccio di salmone crudo con formaggio di capra e carne di agnello essiccato servito con funghi e cipolle.

Dal porto turistico di Tórshavn si parte per le escursioni nelle altre isole: lo spettacolo delle falesie, delle scogliere di basalto nero, dei faraglioni, degli stormi di uccelli marini che volteggiano in cielo, delle cascate che precipitano nei fiordi, visto dal mare è insuperabile. Soprattutto se si sceglie un due alberi dal fascino shabby come il Norðlysið, guidato da Birgir Enni, che oltre a essere un esperto lupo di mare è anche un valente cuoco e prepara per i suoi ospiti spuntini robusti a base di salmone, granchi, merluzzi e astici. Tra l’altro Birgir con il suo Norðlysið arriva fino alle spiagge di Syðrugøta, mette la goletta alla fonda in rada e consente ai suoi ospiti rockettari di assistere ai concerti del G! Festival da una location straordinaria (P/F Utferð, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.21.85.20. Prezzi: da 300 DKK-42 € a persona. Il lunch costa 125 DKK-17,5 €).

L’attrazione top dell’isola di Streymoy è probabilmente il Bird Cliffs Tour, che parte da Vestmanna, nella parte settentrionale, una “metropoli” di circa 1000 abitanti a 40 chilometri da Tórshavn, circondata da scogliere altissime abitate da un numero impressionante di uccelli marini. Praticamente è il paradiso dei birdwatcher. Il tour, a bordo dei battelli della Sjóferðir, dura un paio d’ore durante le quali si costeggiano falesie e faraglioni, si entra in grotte scure e fredde, sempre accompagnati dal volo e dallo strepitio di migliaia di gabbiani, urie e puffin (Info: Tourist Center, Vestmanna, Streymoy, tel. 00298.47.15.00. Prezzi: da 275 DKK-38,5 € per il tour di due ore). Tornati a terra, quasi doverosa la visita al Saga Museum (nel Centro Visitatori del paese) che ripercorre i momenti top della storia delle isole, dall’evangelizzazione da parte dei monaci irlandesi alle conquiste vichinghe, dalle epidemie che devastarono l’arcipelago agli assalti dei pirati. Tutto con l’aiuto di statue a grandezza naturale più vere del vero (il rimando alle opere dello scultore iperrealista Duane Hanson è quasi immediato). Per ritrovare un pezzo importante di storia faroese bisogna dirigersi, nel sud dell’isola, verso Kirkjubøur, considerato il maggior centro spirituale dell’arcipelago. Qui approdarono, nel VII secolo, i primi monaci irlandesi, da qui ebbe inizio l’evangelizzazione delle Far Oer e il villaggio diventò la sede episcopale delle isole fino alla Riforma Protestante. Di questi secoli d’oro rimangono le rovine della Cattedrale di San Magnus (in corsa per essere inclusa nella World Heritage List dell’Unesco), che conserva una sua austera bellezza con ogive, archi, capitelli, tutto sorretto da una struttura high-tech di cavi d’acciaio. Accanto, si visitano la Chiesa di Sant’Olav, la più antica ancora in funzione nelle Far Oer, e una vecchia fattoria, la Kirkjubøargarður, che dall’XI secolo ha visto passare generazioni della stessa famiglia e dove sono custoditi utensili, attrezzi, mobili e suppellettili che raccontano la faroese way of life del passato. Un piccolo ponte che attraversa il canale di Sundini mette in comunicazione l’isola di Streymoy con Eysturoy, la più amata dai trekker perché offre emozionanti percorsi ed escursioni in mezzo alla natura più selvaggia.

Anche in auto non si scherza: le litoranee sono a picco sui fiordi, si attraversano passi montani (l’isola ospita la più alta cima dell’arcipelago, lo Slættaratindur di ben 882 metri), si intravedono nell’oceano rocce e faraglioni (il Gigante e la Strega). Poi la strada termina a Gjógv, con il piccolo porto naturale, una stretta gola con alte scogliere su entrambi i lati dove nidificano gli immancabili puffin. E dove lo staff di Coast Zonepropone una serie di attività no limits, dall’arrampicata sulle rocce per spiare i nidi dei gabbiani alla challenging cable slide, una specie di volo nel fiordo (assolutamente sicuro, visto che si è imbragati e legati a una fune di acciaio che funziona come una piccola teleferica) alla fine del quale ci si tuffa nelle acque limpidissime dell’insenatura (Oyggjarvegur 45, Tórshavn, Streymoy, tel. 00298.28.76.75). Il paese, ovviamente, è minuscolo: le solite case colorate (qui è un punto di orgoglio dipingere la casa di un colore diverso da quella del vicino, e tutte le tonalità, anche le più azzardate, sono ammesse), la chiesina affacciata sugli scogli in riva al mare e le hjallur, piccole costruzioni per l’essiccazione della carne. La conservazione degli alimenti, in passato, è stato un problema per i faroesi: il clima era troppo freddo per ricavare sale dal mare, mentre la scarsità di alberi e cespugli non consentiva l’affumicatura. L’unica possibilità era l’essiccazione: e così ogni abitazione aveva (e ha ancora oggi) accanto una casupola dove vengono appese le parti pregiate di agnelli e pecore, pronte e commestibili dopo qualche settimana. Il gusto? Quello del prosciutto crudo, leggermente salato, ma gradevolissimo. Nel paese non manca neppure un piccolo hotel, il Gjáargarður, tra i prati e le scogliere (Dalavegur 20, Gjógv, Eysturoy, tel. 00298.42.31.71. Prezzi: doppia b&b da 750 DKK (105 €). Le camere, spartane, sono tutte impreziosite dalle litografie di giovani artisti delle isole e da un panorama incredibile. La cena è nella piccola sala da pranzo della guesthouse e qui si assaggia una specialità locale, la wind dried whale, fettine di carne di balena essiccata accompagnate dalle immancabili patate e da boccali di Okkara, la gustosa birra locale prodotta sull’isola di Streymoy. Poi, visto che gli orari della cena sono nordici, c’è il tempo di dirigersi verso le scogliere a vedere il tramonto che dura un tempo interminabile, con un sole che non vuole saperne di scendere e rimane incollato all’orizzonte.

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